Quale consiglio daresti a te stesso agli inizi della tua carriera come fisioterapista?
Abbiamo posto questa domanda a diversi fisioterapisti, ed ecco cosa ci hanno risposto:
Peter O’Sullivan
Ascolta con attenzione, prenditi cura con profondità, metti tutto in discussione, sii curioso, sii coraggioso e giocoso. Trova un mentore che rispetti e che sia gentile. Diffida di chi promette cure e soluzioni rapide. Sii gentile con te stesso. Trova la tua passione e lavora sodo – sii instancabile nella ricerca dell’eccellenza… goditi il percorso e divertiti lungo la strada.
Amy Arundale
Abbi pazienza con te stesso! È normale non sapere tutto subito, fare errori, e non riuscire a lavorare fin da subito allo stesso livello dei clinici più esperti — ed va assolutamente bene così! =)
Mary O’Keefe
Accogli l’incertezza, non aspettarti di sapere tutto e non giudicarti quando ti rendi conto di sapere ancora molto poco.
Teddy Willsey
Nei prossimi anni concentra la tua formazione sull’imparare a comunicare con i tuoi pazienti e a comprenderli davvero. Studia la pain science, il modello di cura biopsicosociale ed inizia ad apprezzare la complessità che c’è nell’aiutare le persone che hanno dolore. Le tue abilità nella terapia manuale e la tua conoscenza nella prescrizione di esercizi ti porteranno solo fino a un certo punto. Certo, vanno migliorate, ma la cosa più importante che non ti hanno insegnato a scuola è quanto profonde e durature possano essere le tue parole. La parte più importante di qualsiasi intervento è una comunicazione efficace e che sappia dare potere al paziente.
Mick Hughes
Se potessi tornare indietro nel tempo a quando ero un fisioterapista neolaureato, direi a me stesso di essere realistico, paziente e flessibile.
Direi a me stesso di essere realistico riguardo alla mia capacità percepita di “aggiustare” le persone. Da neolaureato, pensavo di poter “sistemare” chiunque avesse dolore e varcasse la porta del mio studio. La realtà è che allora non potevo farlo, e non posso farlo nemmeno adesso. Il meglio che possiamo fare è aiutare le persone a gestire il loro dolore e a migliorare la loro funzione.
Direi a me stesso di essere realistico e paziente riguardo alla mia capacità percepita di lavorare in un contesto di sport professionistico. Da neolaureato, mi aspettavo di diventare il fisioterapista principale di un club professionistico entro 1-3 anni. La realtà è che solo ora sento di avere le competenze cliniche, l’esperienza e le soft skills (abilità interpersonali e comunicative) per poter ricoprire quel ruolo.
Infine, direi al mio “io” passato di essere flessibile nelle scelte di carriera. Da neolaureato, mi vedevo solo come fisioterapista sportivo in una squadra di rugby league o cricket. Anche se ho lavorato per alcuni anni nel rugby league, in seguito ho lavorato nel calcio e nel netball; e ogni esperienza precedente mi ha permesso di ampliare le mie competenze ed essere un fisioterapista migliore nel ruolo successivo. Ironia della sorte, ora che ho due bambini piccoli e riconosco l’importanza della famiglia rispetto al lavoro, onestamente non mi preoccuperebbe affatto se non dovessi più lavorare nello sport professionistico come fisioterapista a tempo pieno.
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