Rigidità post-traumatica del gomito: Una panoramica
Ammettiamolo, il gomito è complicato. C’è molto da fare in una piccola area, il che significa che il trauma può avere un impatto unico sulla funzionalità globale del complesso del gomito. La gestione del gomito post-traumatica può essere difficile; la mancanza di linee guida sulle migliori pratiche ci fa riflettere su quale sia la strada migliore da seguire. Il processo decisionale nel trattamento è un atto di equilibrio tra garantire l’integrità dell’articolazione e rispettare i tempi di guarigione, riducendo al contempo il rischio di complicazioni post-traumatiche.
Prima di entrare nel merito, dai un’occhiata a questa Masterclass (vedi QUI) di Val Jones, che porterà la tua valutazione e il trattamento dei problemi del gomito ad un livello superiore.
Il problema del gomito
La rigidità post-traumatica del gomito (PTES – Post Traumatic Elbow Stiffness) è una complicazione comune delle lesioni al gomito. Il trauma è la causa più comune di rigidità del gomito e circa il 10-15% dei pazienti presenta una riduzione del range di movimento che non recupererà (1).
La rigidità può essere causata da diversi fattori, come la contrattura articolare, l’ossificazione eterotopica o la degenerazione artrosica. Il gomito è particolarmente soggetto a diventare rigido rispetto ad altre articolazioni per una serie di motivi aggiuntivi. In primo luogo, ci sono tre articolazioni che condividono uno spazio sinoviale e c’è una stretta relazione tra la capsula, i legamenti e i muscoli, quindi se un’area è colpita è probabile che si ripercuota sull’intero complesso.
In secondo luogo, il gomito manca di input propriocettivi rispetto ad altre articolazioni: il nostro S.N.C. non è in grado di sapere dove si trova nello spazio, il che rende la riabilitazione ancora più difficile.
In terzo luogo, la mancanza di comprensione e di consenso sulla migliore gestione di lesioni come le lussazioni può indurre i pazienti ad avere paura ed evitare il movimento: il timore che il gomito non guarisca o diventi instabile se lo si muove troppo e troppo presto può avere un impatto significativo sulla riabilitazione.
La PTES non è un problema solo in ambito sportivo: la rigidità può influire sulle attività quotidiane, come truccarsi, tenere il cellulare all’orecchio o nutrirsi con la forchetta: tutte cose che il paziente può perdere se non ha una gamma funzionale di movimenti del gomito.
Attenzione al paziente rigido
Come clinici dobbiamo identificare i soggetti a rischio di sviluppare un gomito rigido. Sebbene l’evidenza sia limitata per quanto riguarda i fattori di rischio per lo sviluppo di PTSE, di seguito sono riportati alcuni fattori di rischio suggeriti dalla ricerca:
- Lesione ad alta energia (2, 3)
- Tempo dall’infortunio all’intervento chirurgico >1 settimana per le lesioni della triade terribile (2)
- Tempo di immobilizzazione > 2 settimane per lesioni della triade terribile (2)
- Maggiore tempo di immobilizzazione con gesso per la popolazione sottoposta a trattamento conservativo (4)
- Interventi chirurgici multipli (4)
Nella sua Masterclass “Il Gomito Demistificato”, Val Jones suggerisce che le persone con un rischio maggiore di sviluppare rigidità sono quelle che sperimentano livelli più elevati di dolore o lesioni nervose concomitanti. È interessante notare come anche alti livelli di ansia che causano paura ed evitamento del movimento possano contribuire allo sviluppo della rigidità del gomito.
La soluzione per il gomito
Dobbiamo contrastare l’effetto della PTES sulla capacità dei nostri pazienti di recuperare e vivere la loro vita quotidiana. È importante notare che non stiamo chiedendo nemmeno un range di movimento completo e privo di dolore prima dell’infortunio. Possiamo accontentarci di un range funzionale, cioè 100 gradi di flessione-estensione e 50 gradi di pronazione e supinazione (5).
Conosciamo quindi l’obiettivo, ma sembra esserci un disaccordo su come raggiungerlo. Tradizionalmente, i pazienti sono stati immobilizzati subito dopo l’infortunio per proteggere l’integrità del gomito; se questo può essere appropriato in alcuni casi, in altri può essere dannoso per il recupero. Ad esempio, lo studio FuncSie ha confrontato la mobilizzazione immediata con l’immobilizzazione con gesso dopo la lussazione del gomito e ha riscontrato tassi di complicanze simili tra i gruppi, con il gruppo che ha ottenuto la mobilizzazione precoce in grado di tornare allo sport e alle attività più rapidamente (6).
Nella sua Masterclass (QUI il link), Val Jones illustra il regime di Sheffield per la mobilizzazione immediata al fine di ottenere i migliori risultati per i pazienti. Val sottolinea l’importanza della comunicazione specialista-fisioterapista per definire un piano di mobilizzazione sicuro per ogni singolo paziente, nonché l’uso della mobilizzazione al di sopra della testa nella gestione delle contratture.
Il trattamento deve affrontare l’intrinseca mancanza di input propriocettivo del gomito: può essere utile utilizzare un feedback tattile come un tubigrip intorno al gomito durante l’esercizio. Inoltre, recentemente è stata utilizzata l’immagine motoria per migliorare la funzione, l’AROM (active range of motion) del gomito, il dolore, la paura del movimento e la forza muscolare (7).
Infine, una recente ricerca ha rilevato che le persone colpite da PTES possono manifestare sintomi significativi di depressione e ansia (8); pertanto, identificare e affrontare questi sintomi può essere importante nella gestione olistica del paziente con gomito post-traumatico.
Istruzioni per l’uso
Nella gestione di un gomito post-traumatico è necessario considerare una serie di fattori. È importante tenere presente la prevalenza della rigidità e il livello di impatto che può avere sulla funzione e sulla partecipazione alla vita del paziente. Sebbene sia necessario rispettare i tempi di guarigione, la comunicazione multidisciplinare sembra essere la chiave per migliorare la mobilizzazione precoce e fornire risultati migliori alle persone.
Se questo articolo vi è stato utile, consultate QUI la Masterclass di Val Jones per migliorare la valutazione e la gestione dei problemi del gomito.
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References
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